Legge 104, hanno iniziato a fare i controlli per pizzicare i furbetti | Mandano gli investigatori privati a tampinarti, licenziamento in tronco
Situazione shock: se abusi dei permessi di lavoro il tuo datore può licenziarti, o peggio. Ecco come funziona e come evitare questo scenario.
La gestione dei permessi previsti dalla legge 104 è un aspetto delicato sia per i lavoratori che per i datori di lavoro.
Spesso sorgono dubbi su come questi permessi vengano monitorati e cosa accada in caso di abuso.
L’abuso di tali permessi può comportare serie conseguenze, ma la legge offre anche protezioni contro licenziamenti e sanzioni ingiustificate.
Cerchiamo di fare chiarezza su questo argomento, esaminando la normativa vigente e le conseguenze di un possibile utilizzo improprio di tali permessi.
Come funzionano i permessi e come si configura un abuso
Iniziamo dal quadro normativo. L’articolo 33 della legge n. 104 del 1992 concede ai lavoratori dipendenti, sia del settore pubblico che privato, il diritto a tre giorni di permesso mensile retribuito per assistere un familiare gravemente disabile. Questi giorni possono essere fruiti in maniera continuativa o frazionata, a seconda delle esigenze, ma con un limite massimo di tre giorni lavorativi al mese. Possono beneficiare di tali permessi i familiari del lavoratore portatori di handicap, compresi coniugi, parenti e affini entro il secondo grado. Nel caso in cui genitori o coniugi abbiano superato i 65 anni, siano deceduti o invalidi, il range si estende fino al terzo grado di parentela.
Nel 2022 è stata eliminata la restrizione del referente unico dell’assistenza, consentendo a più lavoratori dipendenti di ottenere permessi 104 per assistere lo stesso parente disabile. Ma cosa si intende per abuso di questi permessi? L’abuso si verifica quando il beneficiario utilizza il tempo concesso per svolgere attività estranee all’assistenza del familiare disabile. Ad esempio, se una persona, anziché prendersi cura della madre anziana, utilizza i giorni di permesso per andare al mare, dal parrucchiere o a fare shopping, si configura un abuso.
Il datore di lavoro può farti pedinare e denunciarti all’INPS
Tuttavia, la regola non impone una presenza fisica continua presso il disabile durante i permessi 104. Le attività collaterali esterne, come fare la spesa o pagare bollette, sono considerate accettabili, purché siano compatibili con l’obiettivo principale dell’assistenza al disabile. Dal 2010, la legge non richiede più un’assistenza continuativa ed esclusiva durante le assenze, permettendo attività personali entro certi limiti. Ma cosa succede se il datore di lavoro sospetta un abuso?
In tal caso il datore può avviare indagini per confermare i sospetti, anche attraverso investigatori privati. Questi possono compiere pedinamenti e appostamenti esterni, ma non possono entrare in luoghi privati. Le prove raccolte possono essere utilizzate per irrogare sanzioni disciplinari, compreso il licenziamento in casi gravi, e persino denunce penali per truffa in danno dell’INPS. La giurisprudenza ha chiarito che l’abuso deve essere grave e compromettere irrimediabilmente la fiducia del datore di lavoro. L’uso improprio limitato a un breve periodo può rendere illegittimo il licenziamento. Tuttavia, l’abuso è considerato grave quando il dipendente utilizza i permessi per svolgere attività incompatibili lasciando il disabile senza assistenza.