“Ho perso 14 kg”: Claudio Amendola, dopo la malattia è venuto tutto a galla | Confessione agghiacciante
Le conseguenze della malattia: Claudio Amendola racconta la propria esperienza. Come sfiorare la morte lo ha portato a rivalutare la vita.
La tragedia che ha vissuto gli ha completamente cambiato l’esistenza, al punto da farlo arrivare ad essere grato di essere sopravvissuto ad una malattia che per molti rappresenta il capolinea.
A raccontare questa esperienza è l’attore Claudio Amendola. Romano di nascita, figlio d’arte dei ben noti Ferruccio Amendola e Rita Savagnone, Claudio si è avvicinato al mondo del cinema da giovanissimo: recitava già all’età di diciannove anni.
Sempre all’età di diciannove anni Claudio scontava una pena a Regina Coeli per asporto illegale di benzina, e ha raccontato di essere stato per lungo tempo tossicodipendente.
Non una vita troppo semplice, tra dipendenze e stacanovismo, difficoltà personali e familiari. Una condizione che ha portato all’inevitabile scontro contro il grande nemico degli “anta”: l’infarto.
Lo ha trovato lei: salvo per miracolo
Nel settembre del 2017, infatti, l’attrice Francesca Neri, a cui Amendola è stato legato per 25 anni di matrimonio, accompagnava il marito al Policlinico Umbero I di Roma a seguito di un infarto fulminante.
Fortunatamente Claudio è stato dichiarato fuori pericolo dopo pochissimo tempo, ma l’esperienza lo ha segnato profondamente. Tanto da averlo spinto a raccontare il modo in cui ha radicalmente cambiato la sua vita.
Un invito alla vita a se stesso e agli altri: le parole di Claudio
“Ho avuto quella cosa che succede a molti uomini dopo i 50 anni. Quella schiccherata al cuore, quell’infartino che ti rimette dritto per il resto della vita.”, ha raccontato. “Ho smesso di fumare, bere, mangiare male, ho perso quattordici chili. È una piccola cosa che mi ha fatto capire che la vita è meravigliosa. È una delle mie scommesse vinte. Quella notte ho detto a me stesso ‘Scommettiamo che domattina sto bene?‘ e così è stato.”.
Ma il cambiamento non ha coinvolto solo la sua persona, bensì la sua ottica lavorativa e di vita: “Ho rivoluzionato le mie priorità. Il lavoro, che per me era il dio, unico e solo, della mia vita, ha smesso di esserlo. Ci sono altre cose, molto più importanti, che il lavoro stava facendo in modo che io non vivessi. Ho rincorso, sempre, un contratto in essere. Senza, stavo male. Non perché mi mancassero i danari, ma perché volevo fare, dovevo fare. Oggi, invece, voglio godermi tutto quello che la vita mi ha regalato e mi regala.”.