Checco Zalone, tutti i tentativi sono stati vani | Alla fine non ce l’ha fatta
Tutti gli sforzi sono stati purtroppo vani. Non c’è stato nulla da fare: soluzione drastica per il comico pugliese.
La strada da seguire era una sola, e Checco Zalone ha deciso di intraprenderla, ma non senza numerosi rimpianti. Li ha elencati tutti, nelle sue ultime parole.
Il comico pugliese, all’anagrafe conosciuto come Luca Pasquale Medici, ha raccontato il suo percorso per arrivare dove si trova oggi, nell‘olimpo dei comici italiani, grazie al successo dei suoi film e dei suoi spettacoli.
Un percorso che ha richiesto dei sacrifici e il superamento di notevoli ostacoli, e che lo ha portato alla realizzazione di un’amarezza che permea il suo stile di comicità, spesso critico nei confronti della società Italiana.
Luca Medici, infatti, nonostante di fronte alle telecamere si presenti come un “cozzalone” (“tamarro” in dialetto barese) è tutto fuorché stupido. E tra i suoi grandi rimpianti, annovera al primo posto il tempo “sprecato” nel conseguire la laurea.
Una laurea in legge non è bastata: la realtà del posto fisso in Italia
“Ho provato in tutti i modi ad avere il posto fisso. Mi sono laureato in legge, ma non mi ricordo niente. Ho dato un concorso da ispettore di polizia, ma non mi hanno preso. Avrei dovuto fare fotocopie nello studio di un avvocato, raccomandato da mia zia, ma niente da fare. E ho fatto il rappresentante di medicinali, piazzavo così tanta Amuchina che a Bari si era diffusa la paura del colera.”.
Queste le parole rilasciate da Checco riguardanti il suo iniziale percorso lavorativo, precario e fallimentare. Una realtà comune, che lo ha spinto a cambiare completamente prospettiva di vita e approdare a Zelig, dopo un’iniziale e lunga gavetta…
Dai matrimoni al successo nazionale nelle sale
“Ho iniziato a suonare ai matrimoni. Era un mestiere redditizio, perché in Puglia il matrimonio va molto, erano 70 € a serata. E vedevi di tutto, anche pregiudicati con amici e parenti in galera.”, racconta. Irriverente fin dagli esordi, ha ammesso di essersi preso gioco anche di queste figure: “Presi l’abitudine di esordire così: ‘Il concerto è dedicato ai reclusi di Taranto, con augurio di presta libertà’. Al Nord scoppiavano a ridere. Al Sud scoppiava un applauso sincero: mi prendevano sul serio.”
“Insomma, le ho provate tutte e non mi sono mai arreso. Sono stato fortunato, anzi fortunatissimo, perché senza una buonissima dose di c**o non vai da nessuna parte, ma quando ho avuto un’occasione ho dimostrato di sapermela meritare. Mi mandavano in onda, a Telenorba e poi a Zelig, funzionavo, facevo ridere.”, ha raccontato Luca; rispondendo poi alle critiche di quella fascia di pubblico che lo considera “troppo ignorante“: “Oggi piaccio all’italiano terra terra o a De Gregori, all’intellettuale, è al pubblico di mezzo che sto sulle palle.“.