Nessuno poteva immaginare che Antonino Cannavacciuolo nascondesse un segreto così forte: il racconto da brividi.
Napoletano doc, chef tra i più stimati e personaggio tv amatissimo per la sua simpatia, Antonino Cannavacciuolo ha iniziato a farsi conoscere dal pubblico del piccolo schermo grazie a Masterchef.
Uomo possente, all’apparenza burbero ma con un grande cuore, Cannavacciuolo deve il suo successo non solo alle abilità culinarie, ma anche a quel carattere che lo ha fatto amare subito da un pubblico ampio e variegato.
Eppure, nel passato di Antonino non si nascondono solo ricordi felici: ecco il racconto fatto dallo chef che ha lasciato tutti di stucco.
Classe 1976, sette volte stella Michelin, Antonino Cannavacciuolo ha deciso di mettersi alla prova con la cucina francese dopo aver completato gli studi presso l’istituto alberghiero. Dopo una lunga gavetta, nel 1999 ha preso la gestione della dimora storica Villa Crespi, a Orta San Giulio sul lago d’Orta, ricoprendo il ruolo di chef patron e nel 2003 ha ricevuto la prima stella Michelin cui se n’è aggiunta una seconda tre anni più tardi.
Il suo debutto televisivo è datato 2013, quando è stato scelto per Cucine da incubo, mentre il vero e proprio successo è arrivato quando Sky lo ha voluto come giudice di Masterchef Italia nel 2015. A Cannavacciuolo, poi, sono state affidate altre trasmissioni tv come O mare mio, Antonino Chef Academy o Family Food Fight. Apprezzatissimo in cucina, ma anche in tv, Cannavacciuolo ha lavorato molto per ottenere il successo che ora gli viene riconosciuto e il suo passato non è sempre stato facile.
Prima di essere riconosciuto come uno dei migliori chef, Cannavacciuolo ha lavorato nelle cucine di esperti che gli hanno fatto fare qualunque tipo di servizio. “Sono andato a lavorare in cucina a 13 anni e mezzo. La notte tornavo a casa con spalle e braccia blu per le mazzate che mi rifilava uno chef. Mia mamma voleva protestare. Mio padre disse: ‘Se gliele ha date, significa che se le meritava’ – ha ricordato lui in una intervista per Il Messaggero – . Ora quello chef lo arresterebbero per maltrattamenti. A me è servito”.
Il primo lavoro in cucina fu quello di aprire le uova: “Aprivo 800 uova al giorno, per fare 50 contenitori di gelato da mettere sulla macedonia e le fragoline di bosco. Alla fine c’era da lavare la cucina, scopare per terra, svuotare il magazzino. Poi mi passarono ai prosciutti”. La fatica di quel lavoro gli ha spesso fatto venire la febbre, ma anche in quel caso non è stato facile per lui: “Da ragazzino mi veniva la febbre per la fatica, e mio padre mi mandava a dormire in macchina. Solo una volta mi portò in ospedale perché avevo le gambe gonfie appunto come prosciutti”.